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Lo strano caso dell'Annunciata di Antonello da Messina

Indagine sulla misteriosa storia di un capolavoro dell’arte

Domenico Ripa

16,00

ISBN

PAGINE

ANNO

9788894774320

180

2025

COLLANA

Ombrelunghe

Descrizione

Una storia talmente intricata che sembra uscita dalla mente di un navigato giallista, ma che invece è la semplice combinazione di una serie ordinata di eventi reali. Tutto alla fine combacia alla perfezione, tutto si appiana come la più naturale, la più vera ma anche la più affascinante tra le storie possibili. La vicenda dell’Annunciata è la storia di un capolavoro che ha avuto, nella sua bellezza e nel mistero che sprigiona, la chance di sopravvivere a chiunque l’abbia posseduto, nonostante queste sue stesse qualità siano state la causa principale delle pericolose traversie alle quali è andato incontro.


In un giorno imprecisato dell’anno del Signore 1777 un uomo di chiesa, all’insaputa di tutti, decise di sostituire un quadro della Vergine Maria. Di quale pittore, di quale dipinto si trattava? E che fine fece quel quadro? Il cielo e la terra, incuranti, cospirarono affinché ogni storia fosse sradicata, ogni carta ridotta in polvere. Dopo molti anni, per un caso fortuito, da un fondo oscuro riemerse una magnifica tavola. Era l’Annunciata di Antonello da Messina. Conservata oggi a Palazzo Abatellis di Palermo, l’Annunciata è uno dei capolavori più famosi al mondo. Realizzato verso il 1475 comparve in pubblico solo nel 1887 e fino ad oggi si ignorano i suoi primi quattrocento anni di storia sebbene sia uno dei dipinti maggiormente studiati. Tutti gli aspetti estetici e gli elementi pittorici, da quelli espliciti a quelli meno evidenti, sono descritti in centinaia di saggi che tuttavia non sono riusciti a svelare il mistero più grande: dove è stato il dipinto prima di fare la sua apparizione in pubblico? Ed ecco che riemerge la storia di quel quadro scomparso nel 1777. Si tratta di un’altra storia o della stessa storia?

Coloro che a quel tempo avrebbero potuto e dovuto indagare, ovvero il gesuita Gioacchino Di Marzo e il reverendo Vincenzo Di Giovanni, furono frenati da circostanze avverse, spinti forse dalla necessità di tacere la violazione di una qualche legge divina. Eppure, lasciarono qualche traccia scritta, indizi così ben dissimulati in accenni e frasi sibilline che sono rimasti indecifrati per centoventi anni, cioè fino a oggi. Fino a che il rinvenimento di un documento ha permesso di richiamare le ombre del passato e di intrecciare i fili mai intrecciati di una storia incredibile.

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